Alessandro Brusa

D’uso io annuso l’aria che tira
perchè sono l’emozione grezza
che non capirai mai
ed è per me che avrai
salva la vita

 

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Alessandro Brusa
  -  Dicono di me   -  Intervistato da Fabio Casadei Turroni

DAL SITO “CLUB CLASSIC”

Intervista ad Alessandro Brusa a cura di Fabio Casadei Turroni

Con Bologna nel cuore, Alessandro Brusa ha scritto il suo primo romanzo: Il cobra e la farfalla.
Al telefono ci accordiamo per incontrarci al caffè Viola.
Prima di conoscerlo, guardo le sue foto sul sito www.alessandrobrusa.it
Dalle immagini sembra basso, ma la voce al telefono è venata di toni scuri, e quindi m’avvio all’incontro colla curiosità di vedere quanto alto sia, per raccontarvelo, questo giovane autore bolognese che scrive così bene.
E ora, dopo averlo incontrato, vi posso annunciare che il bolognese Alessandro Brusa è alto un metro e settantotto, è simpatico e, soprattutto, non è bolognese!

Tu che usi tanti termini del gergo bolognese, Alessandro, non sei di Bologna…
“Ma è come se lo fossi! Sono nato a Imola, ma a 4 anni mi sono trasferito a Bologna che è sicuramente… il massimo! Fai colazione con me?”

Grazie ma sono a dieta. Dimmi un po’: tu che ne sembri innamorato, mi trovi qualcosa di negativo in Bologna?”
“ Bologna s’è come chiusa in sé, i bolognesi hanno meno voglia d’osare di quanta ne avevano una volta. E questo è brutto. Non è mai stato così. Bologna è una città piena di giovani, la città dell’università… credo che sia in atto un’involuzione.”

Ti riferisci alla politica bolognese? A Guazzaloca? Di che parte sei?
“Non mi riferisco alla sola politica… comunque diciamo che non sono di destra.”

Quanto tempo hai impiegato a scrivere Il cobra e la farfalla?
“ Circa 4 anni e mezzo. Ma non di lavoro continuo. Ogni tanto lasciavo cadere nella cassetta della posta d’un mio amico una lettera e, lettera dopo lettera, s’è scritto il romanzo…”

Infatti il romanzo è a metà tra il diario e il romanzo epistolare. Grazie all’alternanza accorta di brani descrittivi e dialoghi, il romanzo scorre bene, con un suo ritmo lento e soffuso. Alcuni tratti d’introspezione mi ricordano Il mondo senza di me, forse, ma in sapida salsa bolognese, come se Jack Frusciante di Brizzi fosse stato scritto da Mancassola, ma con più leggerezza, e tanta ironia.

Quali autori ti senti più vicini, Alessandro?
“ Baricco, Mancassola, Douglas Copland…”

Di che segno sei?
“ Sono scorpione ascendente boh. Non l’ho mai saputo l’ascendente.”
Mi guardo attorno. Dal banco del bar tracimano pizzette e cornetti. Il profumo del cappuccino che Alessandro si sta sorbendo mi fa venire fame. Ma devo resistere. Devo dimagrire. Al contrario di Alessandro, che non ne ha bisogno perché appare in forma invidiabile.

Secondo te esiste qualcosa d’indicibile tra autori maschi e femmine?
“ No. Penso di no. Secondo me non c’è nulla che un maschio non possa descrivere, anche sensazioni prettamente femminili, tipiche delle donne. E viceversa, naturalmente. Perché, per fortuna, la fantasia non ha sesso!”

Hai un lettore ideale?
“ Il mio libro è fatto per le persone che, come me, si mettono in discussione, si fanno domande, di continuo, curiose, senza paura delle risposte naturalmente…”

Mi pare che tu abbia coscienza della tua scrittura.
Sorride.
“ Sono convinto di scrivere bene. Di questo sono sicuro. Sicurissimo. E odio leggere libri brutti. E ce ne sono tanti in giro! Non hai idea di quanti ce ne siano!”

Un attimo: e le tue domande, e i tuoi dubbi, che fine hanno fatto?
“ Avere dei dubbi non significa essere insicuri di quello che si scrive, o di come lo si fa! Non trovi?”

E dove si compra Il cobra e la farfalla?
“ La distribuzione è nazionale. La casa editrice è la Pendragon, di Bologna, che ha fatto un buon lavoro d’editing con me.”

Su Bologna gravitano tanti autori e autrici gay e lesbiche, giovani: Cizmar, Ganzetto, Benaglia, Tiresia, Poggi, Cerchierini, Gherardi, Nirigua, Valli-Bentivoglio… e ora Alessandro Brusa… sarà l’aria? sarà l’acqua? sarà la mortadella? Chissà. Ma i critici faticano a riconoscere la peculiarità di questa città, che mette ai gay le ali… alle penne.

Tu sei spesso in Gran Bretagna. Ti piace di più la Scozia, o l’Inghilterra?
“È vero: vado spesso da quelle parti. La prima volta ci sono stato a 15 anni. Preferisco la Scozia. È lassù che ho scoperto il posto più bello del mondo che è un’isoletta scozzese, la splendida isola di Skye!”

Preferisci Londra o Edimburgo?
“ Edimburgo, senza dubbio…”

Spiegaci che cosa significa, in Scozia, ‘to beep the sheep’
Ride.
“ Vedi, non è che in Scozia le pecore manchino e dove più abbondano, come sull’isola di Skye si va di notte, in auto, a sorprenderle nel sonno: quando te ne trovi una davanti all’auto la svegli col clacson, e poi vai a punteggio: tante pecore, tanti punti! Succede al protagonista del mio romanzo. È capitato anche a me. Ma ci tengo a dirti una cosa: i luoghi sono per me sempre un punto di partenza di sensazioni. Sono le sensazioni che il luogo determina a interessarmi, non l’idea di fare un reportage di viaggio, di descrivere il lago o il Royal Mile o la carreggiata colle pecore che ci ronfano sopra. Quello che importa sono le sensazioni.”

I termini di gergo bolognese (non di dialetto, ma d’un misto tra dialetto e italiano) non sono usati in maniera peregrina, o antifrastica per scatenare il sorriso in un contesto ‘alto’. Sono invece dei tratti, anche mentali, che permeano i ragionamenti e sono strutturali alla forma del testo di Alessandro. Non sono gratuiti e mi ricordano alla lontana l’uso del gergo felsineo in Per non essere così di Stefano Benaglia. Insomma: immaginatevi un bolognese che passeggi per la Gran Bretagna, che veda, senta e percepisca con voce e parole e animo bolognesi, e avrete un’idea dell’alter ego letterario d’Alessandro: un ragazzo che riporta, sul più bello, sempre il discorso a Bologna, ai suoi portici e al suo gergo, e che non lesina birre e psicofarmaci.

Ma davvero vai giù di brutto col valium e coi farmaci e coll’alcool, come il protagonista del tuo romanzo?
“ Diciamo che… forse… nel passato può essere successo.”. Sorride da dietro il suo analcolicissimo cappuccino. Alessandro sembra un tipo tranquillo. Ora. Un classico ragazzo da presentare ai genitori, a casa: ammodo, carino, educato.

Che lavoro fai?
“ L’odontoiatra, un lavoro che mi permette d’avere tempo per i viaggi e per la scrittura.”

Stai scrivendo qualche altro romanzo?
“ Già: sono alle prese con un romanzo su Bologna: una trama che si svolgerà in tre giorni e che… ma non aggiungiamo altro.”

Il cobra e la farfalla si chiude con una brusca, voluta, cesura quando il protagonista capisce d’essere gay. Tu come ti definisci? Gay? Bisex?…
“ Gay, come il protagonista del mio romanzo che, alla fine, capisce d’esserlo… dopo molti tentennamenti però!”
Non sveliamo la trama. Il cappuccino è finito. Io, che gli ho detto che sono a dieta, aspetto di finire l’intervista per correre in un altro bar e strafogarmi di cornetti alla Nutella senza perdere la faccia. Mentre lo stomaco mi brontola, rifletto che Alessandro scrive bene. Che è giovane. Che ha una propria coscienza poetica. E che il suo libro merita proprio d’essere letto.

Qual è il tuo poeta preferito, Alessandro?
“ Shelley!”

Che aspettate, dunque, a comprare Il cobra e la farfalla opera prima di questo romantico scorpione ascendente boh, romagnolo emiliano? Fatelo, sicuri di leggere un libro bello e intrigante. Ma attenzione: non invaghitevi di lui, perché mi sa che non è brisa libero!

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