Alessandro Brusa

D’uso io annuso l’aria che tira
perchè sono l’emozione grezza
che non capirai mai
ed è per me che avrai
salva la vita

 

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Alessandro Brusa
  -  Dicono di me   -  Il Cobra e la Farfalla su sito Arcigay Modena – parte II

DAL SITO “ARCIGAY MODENA “

Quattro chiacchere con Alessandro Brusa, autore di “Il Cobra e la Farfalla” (seconda intervista)

É la storia di un’identità conquistata gradualmente. Il protagonista di questo romanzo compie un lungo viaggio in Europa, ma soprattutto dentro se stesso, per accertarsi e per comprendere le pulsioni che lo animano. Da Bologna giunge fino ad Edimburgo, Londra, la Scozia e Stoccolma: un percorso documentato attraverso le lettere mai spedite ad un amore taciuto. Un “viaggio sentimentale” che si conclude con l’inizio di una nuova vita, con la dichiarazione, gioiosa e liberatoria, della propria omosessualità.

SIMONE
Ciao Alessandro ho finito in questi giorni di leggere il tuo primo romanzo “il cobra e la farfalla”.Personalmente l’ho trovato carico di autentico e sano idealismo sulla vita e tutto ciò che le ruota attorno.
A. si sente solo, frustrato e impotente ma lotta costantemente per trovare se stesso guardandosi dentro ma anche confrontandosi con gli altri.
Cerca con audacia e grinta un “IO” ancora non definito, un “IO” ancora senza nome, in fondo un “IO” che aspetta soltanto di essere ascoltato e che vuole emergere per vivere e per riappropriarsi della propria individualità negata per troppo tempo.
A tratti, non ti nascondo che l’ho trovato persino un pò inconcludente e dispersivo, perfino troppo lento. E’ autobiografico??

ALESSANDRO
Grazie soprattutto per i complimenti ed anche per la critica.
E’ vero, quel mio lavoro ha una struttura un po’ particolare, sembra a volte che non stia andando a parare da nessuna parte, ma è voluto. La confusione del personaggio e la mancanza di un senso premeditato nella sua ricerca sono parte integrante e sostanziale dell’opera e non può che ritrovarsi nei suoi “diari”.
Non è autobiografico per nulla, se non nella parte ambientata a Londra.

SIMONE
Mike l’hai rivisto??

ALESSANDRO
Mike non esiste e quindi ha fatto la fine che ogni personaggio letterario fa… ovvero rimane nel limbo dei nostri sogni ad occhi aperti. Quindi come dire… non l’ho rivisto.

SIMONE
Da cos’é nata l’esigenza di scrivere?

ALESSANDRO
Il bisogno di scrivere è nato dall’esigenza di parlare con un amico che sentivo in quel momento particolarmente lontano… piuttosto che passare ore al telefono o infiniti weekend a casa sua a parlare ho preferito inventarmi un romanzo epistolare che gli ho effettivamente spedito… lettera dopo lettera… da qui è nato il tutto.
ESTRATTO DA “IL COBRA E LA FARFALLA”.
In fondo siamo sempre gli stessi esserini immaturi che giocano al dottore.
In fondo, l’unica cosa che cerchiamo non è una famiglia da costruire, ma una persona che ci stia accanto.
Una persona che assecondi le nostre nevrosi.
Che ci dia ragione quando sappiamo di non averne.
Che non ci lasci soli a perlustrare quello che non siamo diventati.
Che faccia finta di vederci cresciuti solo per non dovere ammettere di non esserlo neppure lei.

SIMONE
Beh arrivati a questo punto, visto che gran parte del tuo primo romanzo é in parte frutto della tua fantasia, vorrei sapere quanto dell’Alessandro Brusa di tutti i giorni vive in quelle parole ricche di sogni, illusioni, speranze, frustrazioni e gioie.
Quanto le senti realmente tue queste 120 pagine?? Noti una similitudine col protagonista? Non é solo pura invenzione quello che scrivi, ma fa parte del vissuto comune e collettivo di molte persone. Non credi??

ALESSANDRO
Molto di me vive nei personaggi del romanzo. Ho detto che non si tratta di un romanzo autobiografico per evitare che tutti si fissino poi sui particolari, sulle inezie senza pensare un po’ più in grande. E soprattutto cercano me in A. tralasciando il fatto che c’è molto… anzi moltissimo di me anche in altri personaggi… non solo J. ma anche Mike. Quindi, se non è autobiografico nelle vicende lo è certamente nelle sensazioni, nei pensieri e nelle emozioni dei personaggi. Tutti quello che racconto l’ho in qualche modo provato… magari non in prima persona, ma ti assicuro l’ho provato!

SIMONE
Ti é mai capitato di rileggerlo e di dire “cazzo ma che cavolo hai scritto”? Se si per quale motivo?

ALESSANDRO
Se l’ho riletto… l’ho letto così tante volte nella fase di editing insieme all’editore che alla fine non mi sopportavo più! E’ vero però che qualche pezzo l’ho letto anche di recente… e mi fa impressione… non so… prima era una cosa solo mia, ora, vederlo stampato e leggerlo come si legge un libro altrui acquistato in libreria mi fa un po’ impressione. Penso che dovrei fare il padre saggio e distaccarmici un poco… magari per riscoprirlo poi tra qualche tempo!

SIMONE
C’é di sicuro una parte di te che prova quel senso di protettività e di devozione nei confronti di A. vero?

ALESSANDRO
Beh… certamente sono molto affezionato ad A. E’ stato interprete di molti miei dubbi e poi è il personaggio principale del mio primo romanzo quindi lo vedo un po’ come una mia creatura… come un figlio mandato allo sbaraglio a rappresentare la famiglia.

SIMONE
Quali sono le debolezze che apprezzi maggiormente in questi giovani che descrivi che sono sempre alla costante ricerca di un io ancora nascosto a volte?

ALESSANDRO
La debolezza che apprezzo di più è quella di non sentirsi sempre arrivati… l’idea di essere sempre a metà di un cammino verso la “perfezione”. Questo da un lato è una debolezza in quanto ci mette sempre in “dubbio”, dall’altra è una forza perchè è l’unico modo per crescere.
ESTRATTO DA “IL COBRA E LA FARFALLA”.
E forse crescere è proprio questo.
Capire che non si sarà mai pronti ad affrontare il domani, ma essere lo stesso consapevoli che bisogna farlo ad ogni costo, con i sogni negli occhi e le mani aggrappate al terreno.

SIMONE
C’é un periodo, una frase o soltanto una parola che ti emoziona più di tutto il resto nel tuo primo romanzo? se si quale e perché?

ALESSANDRO
La prima pagina e l’ultima lettera sono i miei momenti preferiti.
L’atmosfera che ne traspare è quella di un successo. Sono così lontani nel libro come invece sono vicini nella realtà della storia e rappresentano sicuramente un momento felice, un approdo sicuro cui A. è arrivato… e la serenità… la felicità del protagonista sono qui evidenti insieme alla certezza di essere sempre e comunque a metà di un tragitto.

SIMONE
Da scrittore, quale sei, vorrei lanciassi un messaggio di positività a tutti quegli o quelle A. che ancora non sono usciti allo scoperto e che magari stanno leggendo questa recensione-intervista, e che in un certo senso per ovvie ragioni possono sentirsi maggiormente coinvolte in ciò che hai scritto tra quelle pagine.

ALESSANDRO
Messaggio di speranza… beh… conoscere se stessi è sempre e comunque cosa giusta e non ci rende di certo meno forti… anzi. Quindi imboccare la propria strada è l’unico modo per stare meglio.
ESTRATTO DA “IL COBRA E LA FARFALLA”.
Pensare. Immaginare. Elaborare. Mi sono trovato a fare il piano di tutti i giorni che verranno. Non avevo mai guardato il fututro in quel modo. Senza cercare di riconoscere qualcosa di definitivo, ma scrutando solo il profilo confuso di cose che saranno care. Sono stati rapidi, buffi e inutili i calcoli di quello che avrei perso e di quello che invece avrei guadagnato. Come se la vita potesse essere riassunta in un bilancio di guadagni sociali e perdite psicologiche. E quando la risposta è arrivata mi è sembrata di una semplicità quanto meno insolente.
E la vita è tornata ad essere mia. L’ho vista avvicinarsi. Chiaramente. Marcare la sua precisa presenza mentre si lasciava ricatturare. Mentre finalmente mi permetteva di addomesticarla un’altra volta. Dopo tanto tempo. Dopo tutto il tempo che mi è stato rubato.

SIMONE
Sei un idealista, un sognatore vero?

ALESSANDRO
Relativamente all’idealismo sulla vita… sì… sono un inguaribile romantico e ottimista… ma non so quanto questo mi porterà lontano… so solo che non riuscirei a vivere altrimenti.

SIMONE
Grazie e a presto.

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