Cinque poesie di Lawrence Schimel da “Deleted Names”
cinque poesie di LAWRENCE SCHIMEL da DELETED NAMES (A Midsummer Night Press 2013)
tradotte da Alessandro Brusa
Ho conosciuto Lawrence per la prima volta nel 2004. Il mio romanzo “Il Cobra e la Farfalla” era appena uscito e lui si trovava a Bologna per la “Fiera del Libro per Ragazzi”. Uscimmo a mangiare una pizza, quando ancora tutti e due potevamo mangiare glutine. Poi gli anni sono passati e ci siamo persi di vista, salvo poi ritrovarci, per caso, grazie ad una traduzione di alcuni lavori di Lawrence che il mio amico e poeta Daniele Barbieri aveva fatto per la rivista “Le voci della Luna” (numero 56).
Dieci anni fa non scriveva poesia ed ora lo ritrovo in questa nuova veste, in virtù della quale ha recentemente partecipato a “Amore/Malamore” all’interno del Festival “Gender Bender” insieme a Franco Buffoni, Daniela Attanasio e Chiara Cretella. Per quell’occasione ho avuto il piacere di tradurre tre sue poesie, cui ora aggiungo la traduzione di altre due, tutte contenute nel volumetto “Deleted Names” (A Midsummer Night Press, 2013).
Come dice Daniele Barbieri, quella di Lawrence è una poesia di desiderio e di amore, in cui l’omosessualità non è il tema, ma semplicemente il contesto. La costruzione del verso è formulata con grande attenzione al ritmo ed agli equilibri sintattici come a quelli semantici: l’apparente semplicità non è quindi mai punto debole del verso, ma cornice necessaria in cui inserire una comunicazione diretta, potente e mai scontata. Lawrence è di quei poeti che hanno deciso di mettere in cantina tutta l’oscurità novecentesca, quella che a Montale faceva dire “Un poeta comprensibile ha scarse probabilità di sopravvivenza” (Variazioni 1970), recuperando invece chiarezza ed immediatezza. Perché se Paul Valery faceva dell’oscurità un mezzo per impedire al lettore di distrarsi, Lawrence gioca più pulito, portandolo e tenendolo con sé con una costruzione attenta e naturale.
Metonimia
Non ricordo più la citazione esatta,
sebbene ricordi da quale libro provenga.
Cerco per tutta la casa ma
non lo trovo. E immediatamente ricordo
che quando separammo le nostre vite,
i nostri libri, lasciai che quello lo prendessi tu. Non ci
sono spazi vuoti sulle mensole,
altri libri hanno occupato il suo posto.
Altri uomini hanno riempito il tuo posto
nel mio letto. Ma la mancanza di quel libro
che una volta condividemmo, che entrambi
leggemmo quell’estate in cui ci incontrammo,
apre in modo nuovo un vuoto dentro di me,
anche ora, tanti anni dopo.
Lonely Planet
Scopi come un turista:
di corsa a visitare
le attrazioni principali
seguendo gli itinerari raccomandati
nelle guide, non perché sia interessato
ad ogni fermata ma per poter
poi dire ai tuoi amici
di averle fatte.
Avrei dovuto capire
quando mi abbordasti al bar
che, sebbene tu sia di qui, hai
migliaia di miglia da frequent flyer
sotto la cintura.
Hai visto così tanti dipinti, così tanti corpi,
che non guardi più la mia nudità, distesa
come una mappa davanti a te. Ma in questa mappa
manca la freccia che dice “Voi Siete Qui” perché
tu sei da un’altra parte, forse pensando a
quale ricordo comprare nel negozio di souvenirs,
a quali racconti fare del nostro incontro,
e io mi sento uno straniero nel mio stesso letto.
Ricetta d’Amore
Non riesco mai a cucinare seguendo un libro:
tutte dosi precise ed impersonali.
Ho bisogno di qualcuno che mi mostri
come fare passo dopo passo.
Sono un cuoco pigro; non cominciai
a esplorare, a sperimentare, fino a che non cucinai più
solo per me stesso.
Aggiungiamo un pizzico
di questo, cucineremo a naso, assaggiando ogni tanto
quello che stiamo preparando. Ci imboccheremo
l’un l’altro. Se manca qualcosa
lo improvviseremo.
Tutto quello che so di cucina l’ho imparato da un amico
che mi disse: il segreto della cucina è di non lasciare mai
che il cibo annusi la tua paura.
E’ anche tutto quello che so dell’amore.
Andiamo in cucina
e ti farò vedere.
Poesia d’Amore
della Distanza
per Marc
Lui non mi può vedere, ma il ragazzo sa
che sto scrivendo di lui.
Se sta dormendo, si rigira senza svegliarsi,
come per raccogliersi nelle curve del mio corpo
fino a che sembriamo due ciotole impilate
riempite l’una dell’altra.
In quanto a questi versi
questo è il nostro unico nutrimento,
e se ci ricordiamo di fare spuntino
è solo per il piacere
di imboccarci l’un l’altro.
Lui sta sei ore indietro.
Quando mi manca, cerco di immaginare come la sua vita
possa essere, così lontana dalla mia.
Se fosse mattino, sarebbe al lavoro-
ma io non scrivo poesie al mattino.
Lui probabilmente dorme ora
e probabilmente sarà solo.
Quando la poesia finisce
si aggrapperà alle coperte,
tirandosele addosso
perché avrà freddo.
Non smetterò di scrivere.
Il Principe Ranocchio
Giacendo nudi sulle lenzuola nella calura estiva
i suoi rotondi genitali spingono contro il suo cavallo
come una rana rannicchiata
tra i folti ciuffi dei suoi peli pubici.
“Baciami” sussurrano,
“e crescerò come principe.”
traduzione di Alessandro Brusa