Alessandro Brusa

D’uso io annuso l’aria che tira
perchè sono l’emozione grezza
che non capirai mai
ed è per me che avrai
salva la vita

 

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Alessandro Brusa
  -  Collaborazioni   -  SOUND AND VISION – SIMPLE MINDS

I Simple Minds all’Alcatraz sono di casa, perché è oramai dal 2002 (dal tour dell’album “CRY”) che il famoso locale di Milano è tappa fissa nei tour della band. Sembrano lontani i fasti del tutto esaurito a San Siro, ma da allora sono passati venticinque anni ed il mondo della musica è cambiato più volte. Esaurita la spinta propulsiva guadagnata negli anni ’80, non molti artisti hanno saputo sopravvivere ai vari stravolgimenti musicali degli anni ’90. Stretti tra il Brit Pop da un lato dell’Atlantico ed il Grunge dall’altro, pochi sono stati in grado di ritrovare l’ispirazione e l’energia degli inizi: umanamente e musicalmente parlando.

Se da un lato artisti come Madonna o gli U2 hanno puntato sull’impatto visivo ed emotivo delle performance dal vivo (tralasciando fin troppo spesso il versante puramente musicale) altri hanno preferito chiudersi in luoghi più intimi e congeniali, a ricercare quel rapporto con il proprio pubblico che ineluttabilmente sparisce alla presenza di decine di migliaia di spettatori, o quando il palco diventa un oggetto totalmente privo della scala emotiva di un essere umano. Mentre la prima e la più immediata sensazione che ho percepito martedì scorso all’Alcatraz è stata proprio l’intimità e la familiarità. Jim Kerr, Charlie Burchill e Mel Gaynor, accompagnati da Jed Grimes, Andy Gillespie e dall’elegante Sarah Brown si sono esibiti su quel palco come nei primi anni ’80 (o anche più di recente) si esibivano sul palco del Barrowland nella loro amata Glasgow. Da allora la formazione della band è cambiata più volte, fino a trovare negli ultimi anni, elementi di grande rilevanza: primo fra tutti Andy Gillespie alle tastiere. Andy non è solo un capace session man, ma insieme alla band è stato in grado di gettare uno sguardo nuovo sui brani “storici”, ottenendo un risultato di grande novità senza stravolgerne l’originale unicità. E così l’esecuzione live di pezzi come “Hunter and the Hunted” o “The American” non è più un semplice salto nel passato.

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