E’ uscito “Se soltanto partissimo” (L’Erudita 2014): Dacia Maraini poeta ospite ed una poesia mia.
“Parlo di quegli intrichi di parole che chiamiamo poesie: che si portano dietro una grave leggerezza di nascita, una straripante libertà”.
Quali parole migliori se non queste di Dacia Maraini per scandire un nuovo incontro poetico? un appuntamento tra le righe dei versi di una delle maggiori scrittrici italiane che rinnova la consuetudine della casa editrice di offrire, di volta in volta, una testimonianza esemplare e un dialogo a distanza su vita, arte e scrittura. La produzione poetica di Dacia Maraini si innesta lungo tutto l’arco della sua poliedrica e vasta produzione letteraria, viatico prezioso del suo viaggio di donna e scrittrice impegnata. Con questo lievito madre, i poeti de “Se soltanto partissimo” hanno fatto crescere le loro liriche. La poesia diventa una terapia del linguaggio, così come il viaggio, spaziale e interiore, un’occasione di memoria e nello stesso tempo occasione di libertà, di uscire dalle convenzioni in una ricerca vitale e mai esaurita di autenticità. Il tema del viaggio, topos letterario per eccellenza, apre ad un ampio campo metaforico, dall’esilio al pellegrinaggio, dalla solitudine alla dimenticanza, con molti richiami e suggestioni che attraversano i testi.
Ma perché il viaggio? si chiede la poetessa ad un certo punto: “Il viaggio mi è amico.. So di certo che viaggiando mi allontano da me, tanto da perdermi di vista. E questo mi dà pace. Ma nello stesso tempo mi inquieta”.
E il viaggio porta inevitabilmente con sé l’idea della scoperta, dell’incontro appunto, perché è una coraggiosa esplorazione con la forza catartica della scrittura e della letteratura. Quale viatico migliore?
dalla prefazione di Letizia Leone.