Sinodo, bugie e videotapes
In questi giorni si è aperto, svolto e concluso il Sinodo dei Vescovi dedicato al tema della famiglia.
Se ne è parlato tanto e, spesso, a sproposito.
Non amo entrare nei fatti della Chiesa quando si tratta di dottrina o quando si parla di dogmatica: non ne ho le competenze ed onestamente non mi interessa neppure troppo. Ma le aspettative per questo “evento” erano veramente tante: sia per le speranze di molti omosessuali credenti che confidano in una riconciliazione tra la loro “condizione di credenti” e la loro vita, sia per l’importanza che questa discussione tutta interna alla chiesa ha sulle vicende politiche, soprattutto di casa nostra.
Ho sentito nei giorni passati vari esponenti politici commentare le parole di Bergoglio, così come le indiscrezioni che uscivano sui documenti del sinodo, attribuendo loro aperture onestamente non così eclatanti, sintomo evidente di desideri e di speranze frustrate più che di un’analisi puntuale della realtà.
Come ho già detto non entrerò nelle questioni della chiesa se non analizzando, dell’intera relazione finale, il breve capitolo dal titolo “L’attenzione pastorale verso le persone con orientamento omosessuale”.
Questo capitolo si compone di due paragrafi, il numero 55 ed il numero 56, molto diversi tra loro: il primo ha un taglio prettamente pastorale e dottrinale oserei dire, mentre il secondo è in verità un documento politico e diplomatico fatto e finito.
Paragrafo 55
Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione»
Scusate, ma a voi che impressione fa questo incipit? “..vivere l’esperienza di avere al proprio interno..” a me fa onestamente pensare ad un corpo estraneo, a un qualcosa di improprio che si è introdotto all’interno della famiglia e non alla caratteristica di una delle persone che compongono la famiglia e che è elemento integrante e strutturante della famiglia stessa. La famiglia non è un contenitore alieno, un’essenza che prescinde dalle persone che la compongono: la famiglia è le persone che la compongono! Quello che passa non è un messaggio di inclusione, ma di esclusione. Sembra quasi che mi sia entrato in giardino un cinghiale e debba cercare di gestire questo intruso sperando che non mi rovini il prato e non mi spaventi il cane.
“..gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza”.. della serie MANEGGIARE CON CURA! e la mente vola subito ad immagini di contenitori di uranio impoverito o di politraumatizzati caricati con “cura e delicatezza” sull’autoambulanza! L’intento poteva anche essere buono, ma la scelta dei termini e la struttura stessa del discorso comunicano tutt’altro.. che si possa parlare di lapsus sintattico?
Il finale poi è il colpo da maestri: “A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione” poiché evidentemente, a parte il marchio, ci sono comportamenti discriminatori (come per esempio il riconoscimento dei diritti civili dovuti) che a questi pastori della chiesa devono apparire assolutamente giusti (sic!).. Domanda mia a voi (come diceva la mia professoressa di matematica al liceo): conoscete qualche giusta discriminazione? no così, per curiosità..
Polemica a parte, che impressione vi fa questo paragrafo? Io credo che l’idea iniziale fosse di affrontare la questione con tatto, compassione e forse, magari, ma questa è una mia pia illusione, con empatia. L’effetto invece è solamente di grandissimo imbarazzo, di un tema affrontato contro voglia e terminato in una relazione estorta obtorto collo! Non sto facendo facile ironia, sto facendo una analisi che, anche se ovviamente soggettiva, cerca di andare al di là dell’apparenza. La scelta dei termini e la sintassi non sono mai casuali (Roland Barthes docet, ma anche Carl Gustav Jung avrebbe qualcosa da dire a riguardo..) e se analizzate con i giusti strumenti possono rivelare molto sulle intenzioni, sui sentimenti e sul livello emotivo di chi ha redatto il documento.
Paragrafo 56
È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.
Di questo paragrafo invece vorrei sottolineare innanzitutto la menzogna che contiene! Si insinua (in maniera piuttosto diretta.. direi anzi che si afferma) che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti ai paesi poveri al riconoscimento, in questi paesi, dei matrimoni tra persone dello stesso sesso.. Ora, scusate, ma questa è UN’ENORME ED INDEGNA MENZOGNA! Nessun organismo internazionale (FMI, USA, UE ecc..) ha mai pensato di imporre il matrimonio tra persone dello stesso sesso usando gli aiuti economici come mezzo di ricatto.. mai! anche perché altrimenti credo che anche l’Italia avrebbe qualche problemino in più con questi.. no? Alcuni organismi ed i loro rappresentanti invece, ricordo in particolare il presidente Obama ed il presidente del parlamento europeo Schulz, si sono espressi nella direzione di condizionare gli aiuti alla cancellazione di quelle leggi che dichiarano l’omosessualità fuori legge o meritevole di pena di morte, singolarità molto frequente (bell’ossimoro vero?) in certi paesi africani.
Tra la pena di morte ed il riconoscimento del diritto al matrimonio c’è una differenza molto molto molto grande! Il che mi fa pensare non tanto ad una svista o ad un’imprecisione nella redazione di questo documento, quanto alla consapevole scelta di screditare agli occhi dei credenti certe organismi (senza mai nominarli, ma parlando in modo generico) che negli ultimi tempi si sono espressi molto criticamente verso la chiesa cattolica e certe sue istituzioni (parliamo di lotta contro la pedofilia e di questioni finanziarie poco pulite che hanno visto il coinvolgimento del Vaticano e dello IOR).
Quello poi che stona in questo “messaggio” oltre alla vergognosa insinuazione è l’ipocrisia che lo sottende. La chiesa cattolica fa giustamente continuamente denuncia delle torture e delle violenze cui le minoranze cattoliche sono sottoposte in certi paesi. Spesso e giustamente chiede anche l’intervento diplomatico internazionale per fermare queste azioni. Non si possono adottare due pesi e due misure: da un lato chiedere con forza la condanna di certi paesi e la mobilitazione diplomatica internazionale e dall’altro dichiarare di non volersi assoggettare ad essa.. ma del resto dimenticavo: esistono discriminazioni giuste e discriminazioni ingiuste! Questo atteggiamento è manipolatorio ed indegno anche perché spesso la chiesa stessa, nei paesi in cui si trova ad essere maggioranza, arriva a discriminare coloro che sono minoranza e che non condividono il suo credo ed i suoi insegnamenti. Credo che la voce della chiesa contro le torture e le persecuzioni che avvengono in certi paesi sarebbe molto più incisiva ed ascoltata se lei stessa si comportasse dimostrando una vera, sentita e profonda accettazione delle minoranze e dei loro diritti. “Chi semina vento raccoglie tempesta”.. è una frase molto brutta da dire quando di mezzo ci sono migliaia di persone che vengono quotidianamente perseguitate per la loro professione di fede cristiana, e proprio per questo motivo giudico irresponsabile questa ambiguità politica.
Alessandro Brusa