Una Storia di sangue
Stephen S. Mills è un poeta che conosco bene, Stephen è un poeta che ho tradotto in altre occasioni.. e, mai come ora, mi sembra necessario tradurre e pubblicare anche questo suo testo, tratto dal suo primo libro di poesia “He do the gay man in different voices” (Sibling Rivalry Press – 2012), vincitore del Lambda Literary Award nello stesso anno.
UNA STORIA DI SANGUE
Un altro ragazzo gay picchiato a Miami questa settimana, quasi
massacrato mentre rientrava da un locale. Il pugno dell’uomo
ha colpito il suo volto pieno di brillantini, facendolo roteare come la mia faccia
glitterata quando ballo ogni fine settimana nel locale gay, aspettando la mia ombra,
aspettando che il mio messaggero di morte salti fuori urlando
frocio ancora e ancora fino a che non diventa tutto confuso, neppure
una parola reale, a dire un fascio di miccette legate assieme ed usate
come combustibile. I giornali chiederanno: cosa avrà fatto questo ragazzo gay
per meritare una tale violenza? Perché qualcosa deve avere fatto,
e perfino io, in tutta la mia frociaggine ed il mio liberalismo, mi chiederó se
avrà approcciato quel tipo con ubriaca molestia, o se l’avrà provocato
scheccando, spingendo tutti i bottoni degli impietriti
maschi omosessuali, che conoscono solamente il potere dei pugni, dei bastoni,
delle pietre, neppure delle pistole, se non usate a rovescio, canna
verso la faccia. Il pericolo scorre nel nostro sangue gay. Sangue che mi fa scrivere
lettere, profumate alla colonia, a un tipo in galera, un tipo che ha picchiato
una coppia di anziani, rotto i loro crani non una,
ma tre volte. Un uomo dalle spalle larghe, braccia muscolose,
pettorali definiti. Un uomo che me lo fa diventare duro perché potrebbe uccidermi,
potrebbe prendermi la vita e porvi fine. È lo stesso sangue
che portò Matthew in quel camioncino con quei due ragazzi, lo stesso sangue che
più tardi sarebbe scorso sul suo viso mentre i coyote ululavano in lontananza,
ed è il sangue di Capote nella cella di Perry, sangue freddo
che ha visto uomini portati via con i cellulari, mani a coprire le facce,
uomini che hanno sentito il colpo dei manganelli in pancia o corde
intorno al collo. È il sangue nelle mie vene che mi fa
scrivere frocio sul braccio con l’inchiostro fluorescente ed uscire per le strade in cerca
di uomini che non riescono a controllare la loro attrazione per i ragazzi
i cui corpi urlano: mi vuoi uccidere, non mi sbaglio.
Ragazzi senza paura con i brillantini nel loro sangue.
A HISTORY OF BLOOD
Another gay boy got bashed in Miami this week, nearly beaten
to death on his way home from a club. The man’s fist
smashed the boy’s flittered face, like my glittered face dancing
at the gay bar every weekend, waiting for my dark shadow
to appear, my messenger of death to jump out shouting
faggot over and over again until it sounds like gibberish, not even
a real word, meaning a bundle of sticks bound together and used
as fuel. The media will ask: what did this gay boy do
to deserve such a beating? Because he must have done something,
and even I, in all my gayness and liberalism, will wonder if he called
out to the guy in a drunken come-on or if he provoked
him by acting extra faggy, by pushing all the buttons of petrified
heterosexual males, who only know the power of fists, sticks,
stones, not even guns, unless used backward, barrel
to face. Danger runs in our gay blood. Blood that makes me writer
letters, sprayed with cologne, to a man in prison, a man who beat
an elderly couple, fractured their skulls not once,
but three times. A man with broad shoulders, muscled arms,
a chiseled chest. A man who makes me hard because he could kill
me, could take my life and end it. It’s the same blood
that got Matthew in that truck with those two boys, the blood that
later ran down his face while coyotes howled in the distance,
and it’s the blood of Capote in Perry’s cell, cold blood
that’s seen men carried away in paddy wagons, hands over faces,
men who’ve felt the thrust of nightsticks in stomachs or ropes
around necks. It’s the blood in my veins that makes me
write fag on my arm in neon green body paint and go out searching
the streets for men who can’t control their fascination wtih boys
whose bodies scream: you wanna kill me, don’t you.
Fearless boys with glitter in their blood.